La verità sulle condizioni di lavoro degli addetti alle pulizie: ecco quante ore fanno davvero

Gli addetti alle pulizie svolgono un ruolo fondamentale all’interno di molte realtà lavorative, dagli uffici pubblici alle strutture sanitarie, dalle aziende private alle scuole. Tuttavia, le loro condizioni di lavoro sono spesso caratterizzate da precarietà, retribuzione modesta e scarsa prospettiva di continuità lavorativa. Nonostante la percezione comune possa attribuire a questi lavoratori orari rigidi e certe retribuzioni, la realtà si presenta molto più variegata e, in molti casi, contraddittoria rispetto ai valori riportati nei contratti e nelle buste paga.

Le condizioni di lavoro nella pratica quotidiana

Il settore delle pulizie si articola su svariate tipologie di contratto: part-time, tempo pieno, contratti stagionali o a chiamata. La maggior parte degli addetti si trova a lavorare in appalti annuali, spesso con il timore di non venire confermati o sostituiti da una nuova ditta al termine del contratto. Ciò comporta un’ulteriore precarizzazione e mancanza di continuità, sia in termini di anzianità che di maturazione di competenze e scatti retributivi. Nel Centro-Nord così come nel Centro-Sud, questa instabilità si riflette anche nell’ambiente lavorativo e nelle garanzie fondamentali che dovrebbero essere tutelate dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL).

Sono molte le testimonianze che raccontano di orari variabili e spesso ridotti rispetto a quanto promesso: varia dagli 8 ai 20 ore settimanali per la maggioranza, ma vi sono casi dove si arriva a massimi di 35-40 ore settimanali, soprattutto nei grandi stabilimenti o catene alberghiere. Nei piccoli appalti, il monte ore può scendere drasticamente, costringendo le lavoratrici e i lavoratori a impiegarsi in più strutture, anche lontane tra loro, per racimolare un salario dignitoso.

Orari effettivi e retribuzione reale

Un aspetto centrale riguarda il monte ore reale svolto dagli addetti alle pulizie, che spesso non corrisponde al monte ore riportato sul contratto. La riduzione dei servizi, sospensioni degli appalti, chiusura di filiali o ambienti di lavoro portano a una contrazione effettiva delle ore lavorate rispetto a quelle stabilite, diminuendo notevolmente il guadagno mensile. In numerose testimonianze, emerge infatti la difficoltà di garantire una pulizia adeguata in tempi sempre più stretti, con una pressione crescente sulle tempistiche imposte dalle aziende appaltatrici.

Nel settore pubblico e privato, la situazione risulta simile: chi lavora in ambienti bancari, ad esempio, riferisce di stipendi mensili tra i 100 e i 120 euro per operare in 2 filiali, spesso spostandosi autonomamente da una sede all’altra e coprendo turni ridotti. Anche le grandi imprese tendono a contrarre i costi scaricando la responsabilità sulla quantità di superficie da pulire, riducendo le ore di servizio senza modificare il capitolato, ma lasciando di fatto il personale con tempi di lavoro insufficienti per il mantenimento di standard di igiene accettabili.

Retribuzioni e salari orari

Dopo un recente aumento del 16,6% legato al rinnovo del contratto collettivo, il compenso orario lordo per un addetto alle pulizie professionali si attesta attorno ai 7 euro lordi all’ora, mentre il netto può oscillare tra i 4 e i 5 euro per i contratti irregolari o presso cooperative meno rispettose delle normative. Il margine che separa la tariffa pagata dal cliente finale (che può arrivare persino a 25 euro l’ora) da quanto effettivamente percepito dal lavoratore è occupato da costi di materiali, formazione, assicurazione, contributi e percentuali d’impresa.

Tipologia di attività e ambiente di lavoro

Gli addetti alle pulizie operano principalmente in ambienti interni, ma non manca chi lavora in spazi esterni, come parchi, passaggi pedonali, aree pubbliche e resort turistici. Il lavoro è fisicamente impegnativo, richiede molte ore in piedi, ripetuti movimenti e spostamenti continui da una zona all’altra. Spesso è necessario viaggiare tra sedi diverse, anche in città distanti tra loro, aumentando il carico di lavoro reale rispetto a quello formalmente computato.

Le mansioni comprendono la pulizia quotidiana di postazioni di lavoro, corridoi, uffici, aree di ristoro, magazzini, bagni e spazi comuni, oltre, in alcuni casi, a servizi specifici come sanificazione, disinfestazione, derattizzazione e trattamenti approfonditi in ambienti a rischio biologico o sanitario. L’applicazione delle competenze aggiuntive dovrebbe corrispondere a livelli retributivi superiori, ma nella pratica ciò non avviene sempre, specie nei periodi di emergenza sanitaria che hanno richiesto grande flessibilità e adattabilità da parte del personale operativo.

Contraddizioni e problematiche diffuse

Una tra le principali criticità del settore consiste nell’incertezza legata agli appalti, che spesso hanno durata limitata (uno o due anni) e non garantiscono stabilità né possibilità di crescita professionale. Le imprese di pulizie, così come le cooperative, puntano spesso su una riduzione dei costi a discapito dei lavoratori, con il risultato che la discrepanza tra lavoro effettivo e retribuzione si fa sempre più marcata. In moltissimi casi, chi opera nelle pulizie deve sommare più lavori part-time, con orari spezzettati nell’arco della giornata, senza potersi avvalere di una vera tutela sindacale o della continuità di reddito prevista dalla legislazione.

La riduzione delle ore di attività denunciata dalle lavoratrici e dai lavoratori porta spesso a un peggioramento della qualità del servizio offerto, con ricadute dirette anche sulla salute pubblica e sul benessere degli utilizzatori degli spazi igienizzati. Secondo le segnalazioni sindacali, il taglio delle ore di pulizia non segue sempre una reale contrazione dei metri quadri da sanificare, ma piuttosto una logica economica volta al risparmio. Di conseguenza, il personale si trova nella necessità di svolgere mansioni aggiuntive o più intense in un tempo insufficiente, incrementando lo stress e la fatica fisica.

Prospettive e possibili soluzioni

Le principali richieste del settore riguardano il riconoscimento del monte ore lavorato, l’adeguamento dei compensi ai livelli previsti dal CCNL e una maggiore trasparenza nella stipula dei contratti di appalto. Una soluzione persino auspicata sarebbe la presenza di controlli stringenti sulla regolarità dei contratti e sulla correttezza dei pagamenti, per evitare la diffusione di lavoro nero e contratti irregolari, fenomeni che purtroppo permangono in molte zone d’Italia.

La valorizzazione della professionalità degli addetti alle pulizie è strettamente collegata al riconoscimento economico e sociale di questa categoria, che troppo spesso viene lasciata ai margini delle discussioni sindacali e politiche. Il passaggio verso una parità di trattamento dovrebbe partire da una definizione chiara e vincolante delle ore realmente lavorate e delle mansioni svolte, istituendo un sistema di controllo che tuteli sia il lavoratore che la qualità del servizio offerto ai cittadini.

Su queste dinamiche incide anche la crescente attenzione verso la sanificazione e il miglioramento degli ambienti di lavoro, divenuti centrali dopo l’emergenza sanitaria globale. La richiesta di ambienti puliti e sicuri obbliga imprese e istituzioni a rivedere modalità e orari di lavoro, aumentando la pressione sulle risorse umane del settore e sulla necessità di garantire standard qualitativi all’altezza delle aspettative.

In sintesi, le ore effettive lavorate dagli addetti alle pulizie sono spesso inferiori a quelle contrattualmente previste, a fronte di stipendi mediamente bassi e condizioni lavorative poco stabili; il settore è attraversato da forti criticità che riguardano la dignità e il riconoscimento professionale di chi vi opera, ed è urgente una riflessione collettiva per assicurare diritti e opportunità concrete ai lavoratori delle pulizie in Italia.

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