Chi possiede una seconda casa e desidera affittarla in Italia deve avere un quadro preciso delle principali tasse e adempimenti fiscali, sia per evitare errori che per ottimizzare la gestione del proprio investimento immobiliare. La fiscalità sulle seconde case in affitto si compone di diverse imposte, regimi opzionali e scadenze che possono variare in base al tipo di contratto di locazione scelto e alla classificazione catastale dell’immobile.
Le imposte fondamentali sulla seconda casa
Il proprietario di una seconda abitazione è tenuto al pagamento di alcune imposte ricorrenti, anche qualora l’immobile venga affittato:
IMU (Imposta Municipale Unica) rappresenta il prelievo fiscale principale sulle seconde case. È dovuta su tutte le abitazioni che non siano considerate “prima casa” di residenza. L’importo dipende dalla rendita catastale dell’immobile, dalle aliquote stabilite annualmente dal Comune e da eventuali detrazioni locali. Non esistono esenzioni per gli immobili dati in affitto; anzi, negli ultimi anni si è registrato un aumento delle aliquote che grava ulteriormente sui proprietari nel 2025.
TARI (Tassa sui Rifiuti) deve essere versata per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Anche per le seconde case la TARI è obbligatoria, anche se in linea generale è l’inquilino (se regolarmente registrato) a esserne soggetto passivo. Tuttavia, restano alcuni casi in cui il pagamento compete al proprietario, ad esempio se la casa è vuota, utilizzata solo saltuariamente, o locata in modo parziale. Alcuni Comuni possono concedere riduzioni sulla TARI per le seconde case utilizzate solo per brevi periodi.
IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) si applica sul reddito da locazione percepito, calcolato come differenza tra i canoni effettivamente ricevuti e una percentuale predeterminata (il 95% dei canoni) oppure sulla base della rendita catastale, rivalutata del 5%, se superiore.
La Cedolare Secca: regime alternativo
I proprietari hanno la possibilità di optare per la cedolare secca, un regime fiscale opzionale particolarmente vantaggioso per molti locatori. La cedolare secca prevede il pagamento di un’imposta sostitutiva unica, che va a inglobare IRPEF, addizionali regionali e comunali. Nel 2025 le regole sono le seguenti:
- 21% di aliquota per i contratti di locazione a canone libero;
- 10% per i contratti a canone concordato;
- 26% per i contratti di locazione breve.
Questa opzione è applicabile solo per le locazioni abitative tra persone fisiche e, scegliendola, si è esentati dal pagamento dell’imposta di bollo e dell’imposta di registro sui contratti di locazione e relative proroghe o risoluzioni. Inoltre, con la cedolare secca, la dichiarazione dei redditi viene semplificata e non si rischiano scaglioni IRPEF particolarmente elevati per altri redditi.
Le altre imposte e gli adempimenti da non dimenticare
Spesso si dimentica che, oltre alle imposte ricorrenti, vi sono tasse all’acquisto della seconda casa e ulteriori prelievi in caso di specifici eventi:
- All’acquisto si devono versare imposta di registro, ipotecaria e catastale, generalmente di importo maggiore rispetto alla prima casa.
- In caso di vendita della seconda casa prima che siano trascorsi cinque anni dall’acquisto, si è soggetti a tassazione della plusvalenza realizzata, da inserire nella dichiarazione dei redditi.
- Nel caso di ristrutturazioni, possono esistere incentivi e detrazioni fiscali, ma generalmente meno vantaggiosi rispetto alla prima casa.
Un aspetto cruciale riguarda la registrazione dei contratti di locazione: tutti i contratti, siano essi a canone libero, concordato o breve, devono essere obbligatoriamente registrati all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dalla data di stipula. Questo adempimento è indispensabile sia per la validità fiscale che per l’eventuale detrazione delle spese legate all’immobile.
Come ottimizzare le tasse sulla seconda casa e ridurre i rischi
Per evitare errori o omissioni con le relative sanzioni, è essenziale conoscere strumenti e strategie per non pagare più tasse del dovuto e per mettersi al riparo da irregolarità amministrative.
Regime fiscale appropriato
Scegliere tra cedolare secca e tassazione ordinaria deve essere una decisione ben ponderata, valutando il proprio reddito complessivo, il tipo di contratto di locazione e la durata prevista dell’affitto. Fino al 2025 il regime della cedolare secca rimane, in molti casi, la soluzione più efficiente dal punto di vista fiscale.
Contratti a canone concordato
Sottoscrivere un contratto a canone concordato offre accesso a un’aliquota agevolata del 10% con la cedolare secca, oltre a possibili riduzioni di IMU e agevolazioni aggiuntive in alcuni Comuni. Serve però seguire precisi criteri e utilizzare modelli contrattuali appositi.
Compilazione e conservazione dei documenti
È necessario archiviare tutta la documentazione relativa agli affitti, ai pagamenti percepiti, alle comunicazioni con l’inquilino e alle ricevute delle tasse versate. Questo è fondamentale per la corretta dichiarazione dei redditi e in caso di verifiche fiscali.
Differenze su TARI
Nel caso di casa affittata, di regola è l’inquilino ad occuparsi della TARI, a meno che non sia specificato diversamente nel contratto. In caso di immobili sfitto o locato solo per brevi periodi, il pagamento della tassa rimane a carico del proprietario, anche se alcuni Comuni prevedono sconti o agevolazioni limitate.
Affitti brevi e altre normative
La normativa sugli affitti brevi, spesso utilizzati per locazioni turistiche, prevede una tassazione separata, con aliquota al 26% sotto la cedolare secca. Si consiglia di verificare le disposizioni specifiche del proprio Comune e della normativa nazionale, poiché negli ultimi anni sono aumentati i controlli sulle locazioni turistiche non dichiarate.
Errori comuni e controlli sui contratti
Molti proprietari rischiano sanzioni amministrative o accertamenti fiscali a causa di errori banali nella gestione delle seconde case in affitto. Gli errori più frequenti includono:
- La mancata o tardiva registrazione del contratto di locazione;
- La scelta sbagliata del regime fiscale (cedolare secca vs tassazione ordinaria);
- Omissioni nella dichiarazione dei redditi relativi ai canoni di locazione percepiti;
- Pagamenti insufficienti o in ritardo delle imposte IMU e TARI;
- Affitto in nero, che espone a sanzioni severe e al rischio di perdita dell’immobile.
Il fisco italiano, negli anni più recenti, ha intensificato i controlli incrociati tra i pagamenti dei canoni, le utenze e le dichiarazioni fatte dal locatore. In caso di irregolarità, le sanzioni sono particolarmente elevate, comprendendo sia multe economiche sia conseguenze di natura penale nei casi più gravi.
I proprietari dovrebbero inoltre prestare attenzione alle normative regionali e comunali che possono introdurre ulteriori obblighi o imposte specifiche per le seconde case, soprattutto in aree turistiche o ad alta intensità abitativa. Per la migliore gestione della fiscalità si consiglia di affidarsi a professionisti o CAF abilitati, specialmente qualora si abbia una posizione reddituale complessa o più immobili in locazione.
Possedere una seconda casa e decidere di affittarla può risultare un buon investimento, garantendo entrate costanti e rivalutazione del capitale. Tuttavia, una gestione fiscale accurata e aggiornata, rispettando tutti gli obblighi sulle imposte come IMU, TARI e IRPEF, è fondamentale per tutelare il proprio patrimonio ed evitare spiacevoli sorprese dal punto di vista economico e legale.