Non prendere il sole in queste ore: ecco quando è pericoloso per la pelle e inutile per l’abbronzatura

Esporsi al sole rappresenta una delle attività più amate durante la bella stagione, ma pochi sono davvero consapevoli dei momenti della giornata in cui l’esposizione può trasformarsi in un rischio concreto per la pelle e diventare persino inutile ai fini dell’abbronzatura. Chiarire quali orari risultano pericolosi e spiegare perché un’esposizione protratta in determinate fasce orarie non apporti reali benefici estetici, è fondamentale per godere della luce solare in piena sicurezza.

Quando il sole diventa pericoloso per la pelle

I dati scientifici sono univoci: la pericolosità dei raggi ultravioletti (UV) è massima tra le 10 del mattino e le 16 del pomeriggio alle nostre latitudini, con l’intensità che può fluttuare in base a stagione, altitudine e condizioni atmosferiche. In questa fascia oraria i raggi UVB, i principali responsabili del danno cutaneo e del processo di carcinogenesi, raggiungono il loro apice. Esporsi senza un’adeguata protezione in questi orari comporta un aumento significativo del rischio di:

  • Scottature e arrossamenti, spesso già dopo pochi minuti nei fototipi più chiari.
  • Danni al DNA delle cellule cutanee, alla radice dell’invecchiamento precoce e delle alterazioni degenerative a lungo termine.
  • Sviluppo di tumori della pelle, tra cui il melanoma, uno dei tumori cutanei più aggressivi.
  • Fotoinvecchiamento, caratterizzato da rughe profonde, macchie scure e perdita di elasticità.

L’altro elemento spesso trascurato riguarda l’inutilità di esporsi durante le ore centrali: non solo la pelle subisce più danni, ma anche l’abbronzatura ottenuta in queste condizioni risulterà meno uniforme, più soggetta a desquamazione e a macchie, perché la cute reagisce in modo più brusco allo stress ossidativo dei raggi UV. La melanina, il pigmento coinvolto nell’abbronzatura, viene prodotta in modo più efficace e graduale quando la stimolazione avviene nei momenti in cui l’irraggiamento è meno intenso, ovvero al mattino presto o nel tardo pomeriggio.

L’errore di cercare l’abbronzatura nelle ore più calde

Un mito ancora molto radicato è quello secondo cui “più sole prendo, più mi abbronzo rapidamente”. In realtà, l’abbronzatura ottenuta nelle ore di massima intensità solare coincide con maggior danno e scarsa qualità estetica, perché spesso porta a eritemi o arrossamenti seguiti da una rapida desquamazione della cute. Il risultato è una colorazione effimera e dannosa, accompagnata dai rischi già descritti.

Esporsi al sole per tempi prolungati nelle ore centrali, inoltre, non apporta alcun vantaggio in termini di sintesi della vitamina D. La produzione di questa vitamina, essenziale per numerose funzioni dell’organismo, avviene già con un’esposizione moderata nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio, quando la proporzione tra benefici e rischi è favorevole.

Raccomandazioni pratiche per un’esposizione sicura

  • Preferire sempre l’esposizione prima delle 10 di mattina e dopo le 16, quando i raggi UV sono meno dannosi e la pelle è in grado di attivare progressivamente la produzione di melanina.
  • Utilizzare filtri solari ad ampio spettro (con SPF adeguato al proprio fototipo, almeno 30 e meglio 50 per le pelli più chiare) su tutte le aree esposte, applicandoli 30 minuti prima di uscire e rinnovando l’applicazione ogni due ore e dopo ogni bagno o sudorazione intensa.
  • Indossare abbigliamento protettivo: cappelli a larga tesa, occhiali da sole con filtri anti-UV, camicie leggere e pantaloni lunghi nei periodi più caldi e assolati.
  • Valutare le condizioni della propria tipologia di pelle: le persone con carnagione chiara, capelli rossi o biondi, occhi chiari e presenza di lentiggini devono adottare precauzioni aggiuntive.
  • Monitorare costantemente la pelle durante e dopo l’esposizione: appena compaiono arrossamenti o irritazioni, interrompere la permanenza al sole per evitare danni a lungo termine.

Un’efficace strategia di prevenzione comprende inoltre l’educazione sull’importanza di queste pratiche, soprattutto nei bambini e nei ragazzi, che sono particolarmente vulnerabili alle conseguenze a lungo termine delle scottature solari.

Abbronzatura sana: mito o realtà?

Non esiste “abbronzatura sana” in senso stretto: ogni tipo di abbronzatura, persino quella leggera, è in realtà la manifestazione di un meccanismo di autodifesa della pelle, che reagisce ai danni subiti dal raggio ultravioletta producendo più melanina. Tale risposta, se costantemente sollecitata, accelera i processi di invecchiamento e favorisce la comparsa di lesioni precancerose. La percezione di una pelle “più bella” abbronzata è solo illusoria e nasconde un fondo di compromissione del DNA cutaneo.

La consapevolezza che l’esposizione solare debba essere sempre moderata e protetta è ormai condivisa dalla comunità scientifica. Numerosi studi sottolineano come basti una breve esposizione nelle prime o ultime ore della giornata, due o tre volte la settimana, per ottenere i benefici della luce solare senza rischiare danni. I raggi ricevuti in questo modo stimolano progressivamente la melanogenesi, consentendo alla pelle di adattarsi con gradualità e riducendo le probabilità di scottature, discromie e danni irreversibili.

In definitiva, l’orario di esposizione è il fattore cruciale: evitare il sole tra le 10 e le 16 non solo riduce drasticamente la probabilità di effetti collaterali gravi, ma garantisce anche una colorazione della pelle più uniforme, duratura e compatibile con la salute a lungo termine.

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