Incasso assegno circolare: ecco cosa succede

L’assegno circolare rappresenta una delle modalità di pagamento più affidabili nel panorama bancario italiano, apprezzato da privati e aziende per l’elevato livello di sicurezza rispetto a strumenti come l’assegno bancario. Si tratta di un titolo di credito emesso da un istituto bancario autorizzato, in cui la banca si impegna formalmente a versare la somma indicata sul titolo a favore del beneficiario specificato. Proprio questa promessa di pagamento e la copertura obbligatoria della somma fanno dell’assegno circolare uno strumento tutelato sia per chi lo emette sia per chi lo incassa.

Caratteristiche fondamentali e funzionamento

Alla base di questo strumento vi è la copertura totale dell’importo: la banca rilascia l’assegno solo se, al momento dell’emissione, riceve disponibilità equivalente dal cliente, sia tramite prelievo dal suo conto corrente, sia attraverso un versamento in contanti. In questo modo il rischio di mancato pagamento è pressoché azzerato, al contrario di quanto può accadere con gli assegni bancari tradizionali.

L’assegno circolare è sempre nominativo: deve riportare il nome completo del beneficiario (persona fisica o azienda) che, in virtù di questa precisazione, è l’unico soggetto legittimato all’incasso. Non può essere emesso al portatore e, secondo le normative attuali, è quasi sempre accompagnato dalla dicitura “non trasferibile”. Solo per importi inferiori a 1.000 euro, il cliente può richiedere il rilascio “in forma libera”, cioè senza tale clausola. Per garantire la regolarità del titolo, sull’assegno devono apparire la denominazione di assegno circolare, la promessa della banca di pagare la somma a vista, nome del beneficiario, data e luogo di emissione, importo in lettere e in cifre, nome della banca e firma autorizzata dell’istituto.

La banca richiede generalmente al richiedente di compilare un modulo con tutti i dati necessari e si rende responsabile della legittimità della disponibilità delle somme. L’assegno può essere richiesto anche da chi non è correntista della banca emittente, purché venga contestualmente effettuato il versamento della somma da accreditarvi.

Incasso e tempistiche: cosa accade dopo l’emissione

Una volta in possesso dell’assegno, il beneficiario ha la facoltà di incassarlo presentandolo presso una filiale della banca emittente, potendo optare per il pagamento in contanti (entro i limiti antiriciclaggio) oppure per il versamento sul proprio conto corrente. La procedura può variare tra le diverse banche, ma in generale prevede l’identificazione del beneficiario che dovrà consegnare il titolo e mostrare un documento valido.

L’assegno circolare può essere incassato entro tre anni dalla data di emissione. Dopo questo termine, la somma non viene persa immediatamente, ma l’incasso diretto non è più possibile per il beneficiario; a quel punto, entreranno in gioco le regole relative ai cosiddetti titoli “dormienti”assegno circolare.

Il mancato incasso e la disciplina dei titoli dormienti

Se il beneficiario non riscuote la somma entro il termine di tre anni dall’emissione, l’assegno circolare si considera “dormiente”. Tuttavia, la somma non viene immediatamente incamerata dallo Stato: la normativa prevede quindi un meccanismo a doppio binario per la tutela delle parti coinvolte.

  • Beneficiario: può incassare l’assegno presso la banca emittente esclusivamente entro tre anni dalla data di emissione. Oltre questo termine, decade il suo diritto all’incasso diretto presso la banca.
  • Richiedente (emittente originario): dopo la scadenza dei tre anni, e fino a dieci anni dall’emissione del titolo, il soggetto che ha originariamente richiesto l’assegno (e versato la provvista) può richiedere alla banca il rimborso della somma rimasta inutilizzata. Questo diritto però, secondo la Corte di Cassazione, si prescrive decorsi dieci anni dal termine triennale accordato al beneficiario. Pertanto, dalla data di emissione, il richiedente ha in totale tredici anni per agire, di cui i primi tre spettanti al beneficiario per l’incasso e i successivi dieci per il rimborso in caso di mancato incasso. La banca, se interpellata dall’emittente entro tale lasso temporale, è obbligata a restituire le somme secondo le condizioni pattuite, a meno che il titolo non sia stato già incassato dal beneficiario.

Trascorso anche il termine decennale, la somma non richiesta confluisce fra i fondi di titoli dormienti e viene acquisita dallo Stato, secondo quanto previsto dalla normativa nazionale.

Validità, limiti e tutele per emittenti e beneficiari

L’assegno circolare ha caratteristiche di sicurezza e garanzia che lo rendono adatto a transazioni importanti e impegni significativi, come acquisti immobiliari, compravendita di veicoli, saldo di debiti rilevanti o trasferimento di capitali. Non vi sono limiti di importo massimi nell’emissione: è quindi possibile utilizzarlo anche per cifre molto elevate.

Esistono, tuttavia, limiti previsti dalla disciplina antiriciclaggio riguardo al pagamento in contanti degli assegni circolari presso la banca. Inoltre, ogni titolo deve essere compilato in ogni sua parte in modo chiaro; in caso di mancanza di dati essenziali, l’assegno potrebbe non essere onorato dalla banca o addirittura considerato nullo.

Un vantaggio rilevante è rappresentato dalla impossibilità di “scoperto”: la presenza della copertura già al momento di emissione rende impossibile che il titolo venga restituito per assenza di fondi, difficoltà frequente invece negli assegni bancari ordinari. Questo garantisce la massima tranquillità al beneficiario e completa affidabilità all’operazione.

La clausola di non trasferibilità tutela ulteriormente il sistema contro usi indebiti, riciclaggio o eventuali contestazioni: solo il soggetto indicato ha titolo legale per richiedere il pagamento e nessun altro può acquisire il diritto mediante girata o semplice consegna del titolo.

La procedura per la richiesta di rimborso da parte dell’emittente, nel caso di mancato incasso da parte del beneficiario, deve essere avviata entro i limiti di legge. La Cassazione Civile ha ribadito tale interpretazione, ritenendo che il termine decennale sia una disciplina a favore di chi ha versato la somma e non per il beneficiario stesso, il cui diritto resta limitato ai tre anni previsti dal regio decreto che regolamenta gli assegni circolari.

Conclusioni operative e raccomandazioni

Alla luce della normativa e delle prassi consolidate, è fondamentale rispettare le scadenze per l’incasso. Il beneficiario deve prestare attenzione a non far decorrere inutilmente il termine triennale, dopo il quale sarà necessario rivolgersi all’emittente per il rimborso della somma non incassata. Chi emette l’assegno, invece, deve annotare la data di emissione e monitorare eventuali rimborsi, ricordando che oltre dieci anni dalla scadenza del termine per l’incasso la somma sarà irreversibilmente versata nelle casse dello Stato.

L’assegno circolare si conferma dunque il mezzo preferito per operazioni che richiedono certezza di pagamento, immediatezza e rispetto dei requisiti di legge. Grazie alla sua disciplina stringente e alla tutela dei soggetti coinvolti, rappresenta una soluzione affidabile e trasparente nel sistema bancario italiano.

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