La vincita del “6” al Superenalotto rappresenta il sogno di milioni di italiani, con premi che spesso raggiungono cifre da capogiro. Tuttavia, nel momento esatto in cui la combinazione vincente viene indovinata, una parte sostanziosa della somma è destinata a essere trattenuta dallo Stato come imposta sul gioco. Il sistema di tassazione delle vincite al Superenalotto in vigore nel 2025 è fortemente progressivo e incide in modo rilevante soprattutto sulle maxi vincite, come quelle tipiche della massima categoria di premio.
Il meccanismo della tassazione sulle vincite
Dal punto di vista fiscale, la legge italiana prevede che solo la parte di vincita che eccede la franchigia di 500 euro sia soggetta a tassazione. Ciò significa che i primi 500 euro vinti sono sempre esenti da qualunque imposta, mentre la parte superiore viene tassata secondo scaglioni progressivi che aumentano all’aumentare dell’importo incassato.
L’aliquota applicata è determinata dalla fascia di premiata e segue questo schema nel 2025:
- 15% sulla parte eccedente i 500 euro fino a 1.000 euro
- 18% sulla parte eccedente i 500 euro da 1.000 a 10.000 euro
- 21% sulla parte eccedente i 500 euro da 10.000 a 50.000 euro
- 23% sulla parte eccedente i 500 euro da 50.000 a 10 milioni di euro
- 25% sulla parte eccedente i 500 euro oltre i 10 milioni di euro
Questo significa che la tassazione viene applicata in modo proporzionale a ogni scaglione superato. Nel caso di un “6”, che di solito supera abbondantemente i 10 milioni di euro, la gran parte della vincita finisce nello scaglione massimo, con aliquota del 25% sulla parte eccedente i 500 euro.
Esempio concreto di tassazione sulla vincita del “6”
Supponiamo, per semplicità, che il montepremi per il “6” consista in 100 milioni di euro. Analizzando la modalità applicativa, i primi 500 euro sono nettamente esenti da imposta. Il resto, ovvero 99.999.500 euro, viene assoggettato a prelievo a scaglioni:
- Da 500 a 1.000 euro: su 500 euro, si paga il 15% = 75 euro
- Da 1.000 a 10.000 euro: su 9.000 euro, si paga il 18% = 1.620 euro
- Da 10.000 a 50.000 euro: su 40.000 euro, si paga il 21% = 8.400 euro
- Da 50.000 a 10.000.000 euro: su 9.950.000 euro, si paga il 23% = 2.288.500 euro
- Oltre 10.000.000 euro: su 89.999.500 euro, si paga il 25% = 22.499.875 euro
La somma totale trattenuta dallo Stato, sommando tutti i prelievi degli scaglioni, sarebbe in questo scenario di 24.798.470 euro. Il vincitore riuscirebbe così a intascare un netto di circa 75.201.530 euro su 100 milioni. Va sottolineato che, nel caso di jackpot storici da centinaia di milioni, quasi un quarto della vincita viene immediatamente dirottato all’erario.
Liquidazione della vincita e obblighi fiscali
Le vincite superiori ai 52.000 euro devono obbligatoriamente essere riscosse presso uno degli istituti bancari convenzionati con Sisal, e l’importo viene corrisposto attraverso bonifico o assegno bancario dopo calcolo automatico della trattenuta fiscale. Non è necessario versare la quota di tassazione a parte: la “tassa della fortuna” viene direttamente sottratta dalla società di gestione e immediatamente versata allo Stato.
Si precisa che il vincitore, una volta incassato il premio al netto della tassa sulla fortuna, non è tenuto a dichiarare la somma nel quadro dei redditi soggetti a Irpef o ad altre imposte: la trattenuta viene considerata sostitutiva di qualsiasi ulteriore prelievo fiscale. Perciò, il saldo netto ricevuto rappresenta la cifra definitivamente ottenibile dal fortunato vincitore.
Il pagamento della vincita avviene in modo trasparente e tracciabile: per vincite inferiori ai 5.200 euro si può riscuotere direttamente in ricevitoria, tra 5.200 e 52.000 euro in determinati punti di pagamento autorizzati e, come detto, oltre questa soglia esclusivamente in banca. La tassazione viene comunque applicata e versata in tutte le fasce secondo quanto stabilito dal regolamento e dalla normativa vigente.
Considerazioni aggiuntive sulla tassazione dei giochi a premi
La tassazione sulle vincite al Superenalotto fa parte delle cosiddette imposte indirette: non riguarda il reddito ordinario del cittadino, ma colpisce una erogazione occasionale, fortunosa, che viene fiscalmente trattata in modo separato dagli altri introiti personali. Per questo motivo la “tassa della fortuna” viene considerata come ritenuta a titolo d’imposta definitiva e lo Stato la incassa immediatamente alla fonte, senza altri adempimenti richiesti al vincitore.
L’impatto della tassazione su premi di entità così significativa, come quelli della massima categoria del Superenalotto, incide quindi in modo notevole, ma rappresenta anche una fonte rilevante di entrate per l’erario italiano. In caso di vincita record, non di rado oltre i 100 o 200 milioni di euro, più di un quarto dell’intero montepremi viene acquisito dal Fisco nazionale, e il fortunato vincitore deve tenere conto fin da subito di questo prelievo automatico. Non a caso, la “tassa della fortuna” è tra le forme più semplici ed efficaci di fiscalità sulle nuove forme di guadagno occasionale.
È importante non solo conoscere le regole della tassazione per calcolare il premio netto effettivo, ma anche adottare le opportune cautele nel riscuotere il premio e nel gestire l’improvvisa, ingente liquidità. Gli obblighi legali terminano alla riscossione, ma emergono evidenti questioni patrimoniali, di gestione degli investimenti e ovviamente di privacy, dato l’enorme valore economico di un simile risultato.
Il quadro normativo e le prospettive future
La normativa legata alla tassazione delle vincite nel Superenalotto è stata spesso oggetto di revisione e adeguamenti, in relazione alle esigenze di bilancio pubblico e alle politiche fiscali dei vari governi. Negli ultimi anni, la tendenza è stata quella di aumentare gradualmente le aliquote a carico dei vincitori, specie per i premi di maggiore ammontare. Non può essere escluso che in futuro altre modifiche possano riguardare sia le percentuali di prelievo che la soglia esente da tassazione.
Infine, occorre ricordare che Superenalotto e altri giochi a premi rappresentano comunque forme di intrattenimento caratterizzate da una bassa probabilità di vincita e da una percentuale di trattenute piuttosto elevata, considerando sia il prelievo fiscale che quello operato a monte sul montepremi complessivo.