NOVITA
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Garibaldi e il Cavaliere
Storia, racconti e folclore di un paese della profonda Sicilia
(narrativa)
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AUTORE: STEFANO VILARDO
GENERE: NARRATIVA
COLLANA: ROSSA
PAGINE: 152
PREZZO: 15,00 €
ANNO DI PRIMA EDIZIONE: 2017
ISBN: 978-88-98039-30-2
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RECENSIONI
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RISVOLTI DI COPERTINA
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Fanno sempre i conti con il periodo risorgimentale, prima o poi, i narratori di Sicilia. Magari, come in questo libro, citandolo nello scanzonato o variamente convinto garibaldinismo di alcuni personaggi secondari, ovvero scegliendolo da quinta mobile della burla giocata da un bizzarro Cavaliere, tal Salvatore Giorgio, aduso a macchinazioni facete d’ogni genere, e bisnonno dell’altrettanto Cavaliere protagonista.
Un Pasquale Nascinbene, questo, in cui non si fatica a scorgere tratti autobiografici, quelli di un patriarca delle lettere siciliane dalla vita appartata, ma dagli interlocutori autorevoli, che dall’alto dei suoi 19 lustri non fa mancare i segni delle sue lucide visioni e interpretazioni indignate del nostro angosciante presente: un sodale sperimentato di Leonardo Sciascia che sin dai banchi di scuola gli riservò sincera, duratura amicizia, mai però dall’amico vero menata a vanteria, né strumentalizzata.
Da Tutti dicono Germania Germania Stefano Vilardo ha forgiato un linguaggio personale in cui la lingua madre non è né bozzettistica, né caricaturale, ma venatura verghianamente connaturale e palpitante del suo italiano incline alle movenze del colto, all’espressione polita, al lirico (l’autore è pur sempre, dapprima e anzitutto poeta).
Ed è questa lingua – nei monologhi in cui si articola il libro, appena frammezzati dagli interventi dell’erudito del paese, il dottor Nenè Crescimanno – a insufflare i ricordi del cavalier Nascinbene, scossi da fremiti di nostalgia che non è pur mai rimpianto del “bel” tempo andato, ma recupero e rivendicazione di memorie collettive. Usi cose cibi aneddoti, colti nel loro valore di umana anima sociale, base e concrezione di intime partecipi convivenze, sono rievocati e vividamente riofferti, perché non vengano risucchiati nel vortice dell’oblio azzerante e si tramandino a figli e nipoti, dell’autore e nostri, quasi testimoni in un’ideale staffetta. Si scongiurerà così, anche, che il vivere sia tutto appiattito su un fugace presente senza storia e si perda la stessa nozione di storia di una comunità?
Nicolò Messina
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BIO-BIBLIOGRAFIA
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Stefano Vilardo, nato a Delia (CL) nel 1922, ha esordito con la raccolta di poesie I primi fuochi (1954), seguita dalle liriche riunite nel volumetto II frutto più vero (I960), entrambi pubblicati dall’editore Sciascia. Nel 1975 esce da Garzanti Tutti dicono Germania Germania, 42 narrazioni di emigrati ‘ricreate’ in versi e riproposte nel 2007 da Sellerio. Per i tipi de Il Vespro dà alle stampe, nel 1977 insieme con Aurelio Rigoli, lo studio etnologico II paese del giudizio. Dopo aver editato nel 1988 il volume di poesie Gli astratti furori (Sciascia), Vilardo ha pubblicato con Sellerio due romanzi, Una sorta di violenza (1990), Uno stupido scherzo (1997) e il libro conversazione A scuola con Leonardo Sciascia (2012). Con il volume Si conta e si racconta (Lussografica, 2015) ha tradotto, ‘rileggendoli’, 14 racconti di Salvatore Salomone Marino. Nel 2016 ha pubblicato la raccolta di racconti Le nevi di una volta (Thule Edizioni).
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