CATALOGO ONLINE
Collana rossa - narrativa
IL POETA SEGRETO
Mario Rigoni Stern
[2018] p. 64
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La neve è forse l'elemento che più di ogni altro possiamo eleggere a metafora della scrittura di Mario Rigoni Stern; infatti, nella levità del suo materializzarsi, esprime simultaneamente lucentezza di riverberi e abbagli di rifrazioni. Rigoni Stern ama raccontarsi e raccontarci con una semplicità di linguaggio esemplare, affidando alla parola quel carico di significatie significanti che nessuno strumento è ancora capace di restituirci. Ogni frase pare adagiarsi sulla pagina con gli stessi movimenti e ritmi di un fiocco di neve: apparentemente in balia di tutto ciò che lo circonda esso invece va ad incastonarsi in un posto preciso per diventare "spessore" esatto che "appare" mentre "nasconde": è percettibile che l'evidente assorbe, copre e camuffa un'infinità di strati. Così anche in questi racconti, intitolati Il poeta segreto, i personaggi, le cose, gli accadimenti, sono svariati, ma con unità di stile e di intenti (che è poi la coerenza artistica e umana dell'autore) alimentano e si misurano con le trame eterne.
UN DEMONE IN BICICLETTA
Pierluigi Pedretti
[2018] p. 96
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La Calabria osservata e raccontata da una prospettiva inedita: quella del cicloamatore che la attraversa a cavallo della sua mountain bike, scoprendone angoli misconosciuti, bellezze paesaggistiche e artistiche, storia e tradizioni, luoghi abbandonati e tesori da recuperare.
La Calabria raccontata da un suo figlio ibrido ? madre calabrese e padre trentino ? in un libro ricco di aneddoti ed esperienze personali, che si dipanano dal profondo Sud all'estremo Nord, per una sentita dichiarazione d'amore nei confronti di una terra difficile e tuttavia capace di calda accoglienza, scontrosa ma bella, vituperata eppure affascinante, che è anche un urlo di dolore per come è trattata da molti dei suoi stessi abitanti.
Antonella Falco dal risvolto di copertina
LA BALLATA DI TILL
Teresa Miccichè
[2017] p. 80
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Se la memoria è una scheggia fissata nelle tenebre, Teresa Micciché, con ferma e tormentata emozione, su quel buio ha acceso un riflettore. Così, alla luce, le ombre riacquistano una dimensione"mobile".
E proprio attraverso questi movimenti Till prova a riconoscere la propria matrice e presumibilmente la propria identità.
Certamente a dettare questo testo, tanto intenso quanto impalpabile, non è il rimpianto o la rievocazione diaristica. Se una necessità emerge è quella dello scandaglio esistenziale: il destino che accomuna Dio, gli uomini, gli animali, gli alberi, ogni elemento dell'universo, è sortilegio che spiazza. ...
Angelo Scandurra dal risvolto di copertina
IL DIAVOLO A CONCORD E ALTRE STORIE
Ben Pastor
[2017] p. 144
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Ben Pastor è nota soprattutto per la saga di Martin Bora, il soldato-detective costantemente alle prese con il crimine e la propria coscienza. Tuttavia, esiste anche un'altra Ben Pastor – forse più appartata ma non per questo meno originale –, ed è quella delle ghost stories, di cui Il diavolo a Concord costituisce un esempio illuminante.
Dettati da un estro che rifiuta i luoghi comuni, i racconti fantastici della Pastor compongono un mosaico della nostra interiorità più riposta, colma di dubbi e stupori, dove l'heideggeriano "essere nel mondo", con tutta l'angoscia che ne deriva, trae conforto dalla coscienza che l'universo sfugge a ogni spiegazione esaustiva, e dal convincimento che laddove c'è mistero può esserci dannazione, ma anche salvezza.
Memore di Bierce, Bradbury e Serling, tra miracoli domestici e talismani leggendari, tempeste nel Vermont e nebbie sulla Marna, bambine sensitive e streghe bonarie, soldati fantasma e animali parlanti, Ben Pastor ci seduce con le sue cartoline dai confini della realtà, raccontandoci storie ora ironiche, ora malinconiche, ora allucinate, ma sempre rivelatrici di una squisita arte narrativa, che prende il lettore per mano e non lo lascia più.
Luigi Sanvito
VENTO TRAVERSO
Anna Pavone
[2017] p. 96
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Anna Pavone, come un funambolo s’incammina su un filo ad altezze sospese, perché solo a certe alture, non enfatiche ma interiori, si possono incrociare destini di petali. Con l’aria nel vento, soffio di detriti e profumi, che apre fenditure di cielo attraversate da sagome di pensieri quali pronostici di vita.Anna volteggia tra questi presentimenti, si mischia alla truppa, vuole assaporare gli indizi che definiscono cumuli di atteggiamenti. Così, anche lei entra nel giro, fantasma sulla giostra. Ma la giostra è carosello di spiriti e corpi, di menti e movenze; nel gioco di suoni e cavalli danzanti, rappresenta variegati universi.Sapersi addentrare in tale sentiero, trapunto di ferite e sollazzi, richiede distintive sfumature di sensi. Anna allarga il suo mantello costellato di gemme. Poi, si rintana nel suo baule, ma non più da sola. Ora, dagli spifferi del coperchio arrivano brezze di voci somiglianti.
Angelo Scandurra
CHI RUBA IL MIELE NON SI FERMA AD ACCAREZZARE LE API
Arianna Piermattei
[2017] p. 132
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La Piermattei non mira ad affermazioni di verità, né di certezze. Il suo è un interrogarsi, perciò si susseguono evenienze come in un documentario dov'è improbabile incontrare le espressioni "inizio" e "fine". L'essenza delle cose esiste oltre le parole. Così, il linguaggio resta compatto, durevole, faro acceso sul paesaggio dell'anima.
Angelo Scandurra dal risvolto di copertina
GARIBALDI E IL CAVALIERE
Stefano Vilardo
[2017 p. 152
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...Usi cose cibi aneddoti, colti nel loro valore di umana anima sociale, base e concrezione di intime partecipi convivenze, sono rievocati e vividamente riofferti, perché non vengano risucchiati nel vortice dell’oblio azzerante e si tramandino a figli e nipoti, dell’autore e nostri, quasi testimoni in un’ideale staffetta. Si scongiurerà così, anche, che il vivere sia tutto appiattito su un fugace presente senza storia e si perda la stessa nozione di storia di una comunità?
CATALOGO D'AMORE
Angelo Sturiale
[2016] p. 160
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L’amore può rivelarsi un abisso ancestrale o un orizzonte frastagliato di soavità. Sostanzialmente è l’eco di un richiamo attorcigliato che alimenta ardori protesi a smorzare l’oblio. Si, proprio quell’oblio che prende le sembianze di una carezza e che annulla, perseguendo la fine. Allora la pulsione amorosa ci serve, sovente, come antitesi per esorcizzare il timor mortis. Ma è salvezza tutto ciò, o illusione?
Angelo Sturiale, con questo Catalogo d’amore, affida alla parola variegate entità di lacerazioni con un tormentato raccontarsi che rifugge ogni indulgenza. Si scende a volute in un precipizio ammantato di propaggini dove lo scrutare della mente si apre (si assoggetta) a quello del cuore.
Ne nasce una scrittura scattante, incontenibile ma simmetrica, che si frantuma come un cristallo in sfaccettature taglienti. La forma assume quella della prosa poetica, disseminata di travestimenti brucianti di malinconie. Forse Sturiale incide, sul proprio corpo-diario, gli appunti di un irripetibile (irrefrenabile) paradigma d’amore.
Si resta, perciò, incatenati in tanta sinfonia di proiezioni che declina tonie di un selvaggio abbandono. Fortemente, l’amore canta l’amore.
Angelo Scandurra
LA MINORE DI TRE
Patrizia Trovato
[2016] p. 96
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Con un tessuto narrativo agile, intenso e lieve Patrizia Trovato, mentre racconta di sé racconta tutte noi. La felicità della narrazione di sé, così cara alle donne, attraversa ogni pagina di questa preziosa opera prima, di questo atlante della memoria, di questa geografia emozionale che ci impone una empatia assoluta. L'autrice ci conduce nel gioco delle relazioni interpersonali e degli affetti, attraverso pagine così ricche di fatti, emozioni, ricordi, trame di vita, da provocarci, talvolta, una sorta di smarrimento. Brevi capitoli si susseguono mentre l'io narrante perlustra le stanze del ricordo così che un mondo si rivela, a poco a poco, attraverso la precisione di uno sguardo a volte dolce e malinconico e altre implacabile di chi chiede attenzione e cura. Le pagine scorrono come un epistolario romanzesco simile ad un nastro inciso nella memoria in cui si annoda l'infanzia di tre sorelle. Infanzia, per certi aspetti, felice ma segnata, nel suo tramonto, dalla perdita irreparabile di una delle tre che arriva come l'imprevisto che altera la norma. Così che il libro diventa quasi una lunga lettera d'amore alla sorella perduta. Ma il lettore e la lettrice sono accompagnati, anche, attraverso quei sommovimenti che caratterizzano il tempo ricco e fondamentale dell'adolescenza: il dolore, la ribellione, il disagio dell' "ultima di tre" che Trovato narra come in un Bildungsroman realistico e insieme contrappuntato da voci interiori. Le voci della memoria che diventa traccia del nostro stesso vissuto che pensavamo insignificante. Un vissuto che non richiede necessariamente di immortalarsi nei secoli, né di essere una faccenda di eroi, ma un affabulare felice che permette all'autrice e a noi di vederci, finalmente, senza veli. E solo dopo aver evocato e condiviso tutto questo che noi, con l'autrice, potremo risalire il fiume della vita.
Pina Mandolfo
QUALCOSA ANCH'IO
Luisa Adorno
[2015] p. 52
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Sotto il segno di Sciascia, da cui proviene il folgorante aforisma in epigrafe, in questo prezioso volumetto Luisa Adorno ricama parole dense di destino e di bellezza. Si tratta di due lettere immaginarie, rivolte l'una a Ferdinando Scianna, l'altra ad Angelo Scandurra, a commento di alcune fotografie: di alto valore artistico quelle scattate da Scianna, di carattere privato o comunque occasionale le altre, ma tutte espressive per un discorso che, sotto apparenza divagante e minimalista, aspira a cogliere l'entelechia – come avrebbe appunto detto Sciascia – di un viso, di un gesto, di un luogo. Su queste immagini lo sguardo si appunta, mentre la mente insegue ricordi, traccia bilanci, illumina significati. Riafferra il tempo perduto. Vede quello che non è possibile vedere: perché è scomparso, o perché richiede un terzo occhio, un occhio speciale. Come si legge in chiusura della lettera a Scandurra, a proposito dell'amata casa di Valverde e della sua meravigliosa terrazza: «se la notte è bella, si possono vedere le luci delle lampare. Questo nelle foto non c'è, ma noi lo sappiamo».
Rosa Maria Monastra
QUATTRO SCRITTORI QUATTRO SICILIE
E. Patti - C. Levi - G. Comisso - C. Sofia
a cura di Dario Stazzone
[2015] p. 104
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Nel dicembre del 1952 "L'Illustrazione Italiana" stampò un numero monografico dedicato alla Sicilia, sottoscritto da intellettuali, scrittori e politici di diversa estrazione e sensibilità. Sedici contributi si prefiggevano di esplorare l'Isola da differenti prospettive e rispondevano alla necessità, tanto sentita negli anni Quaranta e Cinquanta, di riscoperta e conoscenza dell'Italia, nella fattispecie delle sue propaggini eccentriche e meridionali.
Tra gli scrittori che hanno partecipato a questa iniziativa collettiva emerge il nome di Carlo Levi, il «torinese del Sud» che, condannato al confino in Lucania, seppe trasfigurare la sua esperienza in opere memorabili come Cristo si è fermato a Eboli e Le parole sono pietre, paradigmi della temperie neorealista.
Inoltre vengono qui riportati gli scritti di Ercole Patti, iniquamente dimenticato acquarellista della narrazione, dello stravagante e visionario Giovanni Comisso e di un fine ed eclettico uomo di cultura come Corrado Sofia.
Quattro racconti che sottendono sguardi differenti sulla Sicilia, terra del mito e di accensioni sensuali, di antica cultura e di umanità irredenta. Le ineluttabili oscillazioni tematiche di questa intensa peregrinazione danno vita ad una composita e affascinante sinfonia letteraria che, con sentimento e acume critico, Dario Stazzone è riuscito a convogliare in un unico respiro.
Angelo Scandurra
TRE SOGNI, TRE RACCONTI
Sergio Palumbo
[2015] p. 44
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Realtà e leggenda, sogno e fiaba si mescolano in questi racconti in cui emergono l'accuratezza per una Sicilia mitizzata e il gusto per una narrazione nitida. Si intraprende un viaggio iniziatico che svela uno stupefacente mondo altro, parallelo, immaginifico, partendo da personaggi, oggetti e luoghi sensibili.
LE CONTRADDIZIONI DEL MENTRE
frammenti di vite
Ornella Sgroi
[2015] p. 144
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“Le contraddizioni del mentre” è una raccolta di racconti nata dall’idea di catturare, attraverso storie brevi come fossero piccoli frammenti di vite, il senso del tempo e delle infinite possibilità che esso racchiude. Un senso misterioso e affascinante, indagato a partire da un gioco linguistico che, nella grammatica temporale, contrappone la “contemporaneità durativa” del mentre a quella “momentanea” del quando, per cui nel mentre succedono cose nel mondo o nella vita di una persona e contemporaneamente, nello stesso istante, altre si manifestano, accadono, per durare lungo tutto lo stesso intervallo di tempo.
DI MADRE IN FIGLIA
Vita di una guaritrice di campagna
Marinella Fiume
[2014] p. 96
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Il libro è il racconto in prima persona che la centenaria donna Orazia, nata nel 1885 in un Comune della costa jonico-etnea, dove sarebbe morta a 101 anni, rese all'Autrice in una serie di incontri culminati con l'ultimo, in occasione del suo centesimo compleanno.La notte di Natale del 1985, poi, la contadina guaritrice, consapevole di averle comunicato "il sapere", volle conferirle anche "il potere", ripetendole tutte le orazioni atte a recuperare la salute che qui l'Autrice svela.Si tratta di un documento prezioso che consente usi diversi e tutti allettanti per lo studioso, e non solo nell'ambito della storia delle tradizioni popolari: per la narrazione della vita di questa donna come documento da studiare dal punto di vista della storia sociale e della storia delle donne; per il lavoro compiuto dalla Fiume, studiosa di autobiografia e biografia, al fine di rendere visibile e porre al centro il "percorso ai margini" di una donna nella società contadina del secolo scorso.
IL CUORE A DESTRA
Silvana Grasso
[2014] p. 72
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A Spinasanta le anziane gemelle Corallo portano avanti una bottega di zoccoli, conducendo una vita arida e priva di altri interessi. Alla loro morte la nipote Billonia, lèna come la mostarda quando non quàgghia e zitella come loro, decide di disfarsene e di convertire l'attività in un'altra più confacente al suo talento imprenditoriale. Il basso maleodorante si trasforma così in una processione di braccianti e lavandaie che chiedono l'intercessione dei santi per i più disparati disturbi di salute. Anche il prete del paese, don Calò, si rivolge a Billonia e al potere taumaturgico dei suoi santini, ottenendo la sperata guarigione.Un giorno però la gretta e ordinata vita di Billonia viene turbata dall'apparizione di una straniera, Marìdda, che lentamente si insinua nella sua vita e nella sua attività sino a diventarne compagna inseparabile.Tra verità taciute, alterate o soltanto costruite in una mente malata, l'equilibrio della nuova coppia verrà messo alla prova dalla vera gemella di Marìdda.Silvana Grasso con questo racconto luciferino costruisce un personaggio vivido e inquietante che, nel deserto dei sentimenti, pensa di avere trovato una realizzazione illudendo i suoi concittadini.
CHI APRE CHIUDE
Dispacci e cimeli arenati nel web
Antonio Di Grado
[2013] p. 128
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Quando un docente universitario insofferente dell’accademia s’imbatte nelle infinite risorse del web, e soprattutto nella sterminata piazza dei social network, può capitargli di sperimentare inedite (e più libere e personali) forme di comunicazione, non solo con i suoi studenti ma anche con un pubblico più ampio di sconosciuti che presto diventeranno “amici”. Così lo “stato” e le note di facebook gli offriranno un davanzale da cui ogni giorno affacciarsi per dire la sua sul mondo, per alternare detti e contraddetti, plausi e botte, paradossi e congetture. Un disordinato e appassionato diario in pubblico, insomma, in cui discutere di politica e di costume, di letteratura e di vita, ma anche d’altro e dell’Altro: se in queste pagine accadrà al lettore d’incappare in segrete memorie o in dubbiosi atti di fede, è perché l’autore è convinto che ogni ricerca dovrebbe anzitutto esporre e mettere in discussione l’effimera identità del ricercatore.
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